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Data: 02/01/2020 - Ora: 15:18
Categoria:
Economia
Doppia bocciatura del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero dell'Ambiente
Doppia bocciatura del Ministero dei Beni Culturali e del Ministero dell’Ambiente che hanno impugnato l’articolo 26 del Bilancio regionale che avrebbe liberalizzato la diversificazione colturale con le dovute deroghe ai vincoli paesaggistici e ambientali, consentendo agli agricoltori di ricostruire il Salento dopo il ‘disastro colposo’ causato dalla Xylella e dai ritardi nella gestione della malattia.
"Facciamo un appello accorato ai Ministri perché comprendano le ragioni del mondo agricolo che ha bisogno di ripartire e riappropriarsi del proprio futuro imprenditoriale. Resta la vitale necessità di liberalizzare tutte le pratiche agronomiche, non condizionando i reimpianti alle sole specie olivicole resistenti, per non vanificare progettualità e finanziamenti per la diversificazione delle filiere agroalimentari e la rigenerazione del Salento che passano anche attraverso il Distretto Agroalimentare di Qualità Jonico Salentino", è quanto dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, per cui ‘è una doccia fredda la posizione dei Ministeri sulla Xylella in Puglia".
Nell’impugnativa i Ministeri fanno riferimento al codice dei Beni Culturali e al protocollo firmato solo un mese fa che consente la deroga ai vincoli – denuncia Coldiretti Puglia – solo per il reimpianto di ulivi su ulivi espiantati, mentre è indispensabile liberalizzare i reimpianti con l’adeguata diversificazione colturale è un passaggio fondamentale per una ricostruzione efficace dal punto di vista economico e paesaggistico, puntando oltre che sulle due varietà resistenti di ulivo Leccino e FS17, sempre con il supporto della scienza, su altre varietà tipicamente mediterranee come il mandorlo o il fico, perché bisogna ridare agli agricoltori le chiavi delle loro aziende e il loro futuro, attraverso i reimpianti, gli innesti e la sperimentazione, privilegiando tutte le piante ospiti appartenenti a varietà per le quali vi sia una evidenza scientifica, anche se non definitiva, su tolleranza e resistenza al batterio.
"Obbligare il Salento al reimpianto di ulivi su ulivi, condanna la provincia di Lecce ad una monocoltura, con il rischio che un virus alieno azzeri il patrimonio produttivo del territorio, come già avvenuto con la Xylella", insiste Muraglia. "Chiediamo un incontro urgente ad horas con la Regione Puglia perché anche i 300 milioni stanziati dal Piano per la ricostruzione del Salento restano così bloccati, a partire proprio da quelli assegnati al DAJS che andrebbero in fumo perché, senza i necessari provvedimenti ordinamentali nazionali, vanificando progettualità e finanziamenti per la diversificazione delle filiere agroalimentari", torna a chiedere il presidente Muraglia.
"Reclamiamo il coordinamento fra le parti dello Stato, secondo una cultura della responsabilità che deve portare ad un’attenta concertazione sul Piano di riparto dei 300 milioni di euro per la rigenerazione del Salento devastato dalla Xylella, prima che approdi definitivamente in Conferenza Stato – Regioni", aggiunge Muraglia. "La Regione Puglia deve farsi parte attiva perché sono irrisori i 15 milioni di euro destinati ai frantoi, rispetto allo stanziamento complessivo, per cui va richiesta tra l’altro una deroga all’UE per non limitare l’intervento ad un massimo di 200 mila euro a struttura, un freno alla ripartenza per i frantoiani costretti a svendere all’estero intere linee di produzione. Sono complessivamente 491 i frantoi operanti nel Salento, di cui 251 nella sola provincia di Lecce, altri 143 si trovano nel territorio di Brindisi e 97 in quello di Taranto e nel Piano Centinaio, approvato il 13 febbraio 2019 in Conferenza Stato - Regioni, è stato fatto un preciso riferimento al sostegno all’ammodernamento degli impianti di molitura e a supporto della dismissione e diversificazione parziale o totale degli impianti, come richiesto da Unaprol e Coldiretti, a cui va data oggi sostanza", chiede con forza Savino Muraglia.
A causa della Xylella fastidiosa sono andate perse quasi 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 73% della produzione di olio di oliva nell'ultimo anno, secondo un’analisi elaborata da Coldiretti Puglia sulla base dei dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN).
"La Regione Puglia non può esimersi dal segnalare alla struttura ministeriale che è tardivo lo stanziamento di 20 milioni di euro sui monitoraggi e sulla lotta al vettore – insiste il presidente Muraglia - considerato che da Brindisi a Santa Maria di Leuca ci sono 100 chilometri di patrimonio olivicolo devastato, dove dal 2015 non vengono effettuati monitoraggi, a seguito della decisione della Commissione Europea che ha previsto per i territori infetti in modo stabile il venire meno dell’obbligo degli abbattimenti e dei monitoraggi in un’area infetta di quasi 200mila ettari con 21 milioni ulivi", conclude il presidente Muraglia.
I 300 milioni di euro sono stati destinati dal Decreto Emergenze all’area infetta – ricorda Coldiretti Puglia – ad esclusione della zona di contenimento e gli interventi previsti devono riguardare esclusivamente l’area dove gli agricoltori sono senza reddito da 6 anni, si contano milioni di ulivi secchi, i frantoi sono stati svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, sono andati persi 5mila posti di lavoro nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile, conclude Coldiretti Puglia.
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