Nella mattinata del 15 Gennaio gli studenti di tutte le classi frequentanti il quarto anno al Liceo Classico G. Palmieri, si sono recati presso il vicino teatro Paisiello per assistere alla rappresentazione teatrale dell'opera, del commediografo greco, Aristofane, intitolata "Gli Uccelli". Per l'occasione, gli studenti erano stati preparati accuratamente dagli insegnanti, al fine di affrontare più coscientemente la rappresentazione dell'opera. Purtroppo, questi ultimi, si sono ritrovati di fronte ad una piccola sorpresa, non proprio gradita.
Partendo dal fatto che si tratta di un'opera veramente complessa e quindi anche difficile da rappresentare -si tratta della prima storia che assume caratteri fantasy- poiché vi sono elementi che sì, attingono dalla tradizione greca, ma altri che si discostano nettamente rendendo facile il paragone con opere fantastiche più contemporanee.

La complessità dell'opera non è comunque una scusante per quello che, gli studenti del liceo classico, hanno dovuto "sopportare" per quasi un'ora e per il costo di sei euro.
La compagnia teatrale Astragali ha evidentemente virato su un’interpretazione in chiave moderna che fa collidere malamente il teatro classico con quello sperimentale. Il risultato è un’implosione di no-sense accompagnato da battute di una pochezza sarcastica incredibile. All'inizio, si è alternato uno scambio di battute tra due attori, proiettato sulle tende del palco; a ciò è seguita un'esasperante danza di quello che doveva essere il coro della commedia, ma che in realtà si è tramutato in una decina di attori che, con i volti coperti, simulavano il volo degli uccelli e suscitavano la noia del pubblico. Per non alzare troppo la tensione, ci ha pensato un interminabile monologo in una lingua pressoché sconosciuta, accompagnato da suoni strazianti di volatili. Interessante anche la performance del protagonista (Pistetero) che, abbozzando una dialettica troppo loquace per una semplice commedia, alternava momenti di lucidità a esalazioni di pathós, in cui probabilmente, il subconscio prendeva il sopravvento e il pubblico si godeva soliloqui che partivano dall'italiano, per passare dal tedesco e terminare nell'arabo.

Il problema principale che andrebbe evidenziato, e la prospettiva dei ragazzi stessi aiuta molto, è che questo tipo di teatro è un modo efficacissimo e sicuro per allontanare i più giovani da questa mirabile forma d'arte. Soprattutto se proposta a degli studenti di un liceo classico, che conoscono bene la materia, il risultato è alquanto impopolare.
La pièce, se così si può definire, è stata un mix inquietante di teatro popolare, sperimentale e satirico. Perché c'è stata anche quella spicciola satira politica che ormai altro non è che un modo per far ridere giocando su avvertimenti politici più o meno recenti; non è sbagliato, ma innanzitutto si deve saper fare e poi non dovrebbe essere solo quello.

Siamo partiti da una delle produzioni più classiche e belle del mondo greco e, il risultato finale, soprattutto per chi l'opera non la conosce, è un'accozzaglia di scene che vengono incollate semplicemente dalla voce del narratore esterno (unico interprete a uscirne dignitosamente).

I commenti del post-gara non fanno che confermare questa tesi.
Le voci fuori dal teatro erano chiare: "soldi buttati", "se questa è la commedia io non ci vengo più", e "il mio professore perderà i capelli appena saprà che rappresentazione è stata".

Aristofane, ovunque tu sia, perdonali.